È stato difficile rinunciare a quella parte distrutta di me stessa e non darle più ascolto.Sono serviti forse troppi anni in cui volevo solo ricordare il dolore e usarlo come scusa per continuare a spegnermi sentendomi giustificata. Ma la verità è che farsi del male in ogni modo porta a perdersi in mille strade nessuna delle quali arriva ad un po’ di luce e non c’è dolore che giustifichi la mancanza di rispetto della propria persona ma questo è un discorso difficile da affrontare. Rinunciare non significa non riconoscersi più, rinunciare significa guardare alla migliore versione di se stessi lasciando andare quelle abitudini che non la fanno esistere e non la fanno neanche vedere. Ero spaventata alla sola idea di dover cambiare ed ho passato quelle sere uscendo da sola pur di trovare un’alternativa per non farlo perché troppo spaventata, provando a riordinare un disordine che era pieno di nodi che non riuscivo a sciogliere, impazzendo a tal punto da dover arrivare a mettere un punto e mai più una virgola. Ricordo quelle scale fredde di notte fonda e la mia disperazione nel scendere e poi salire ogni gradino senza che nessuno sapesse dove io fossi, parlando da sola nel tentativo di sfogarmi. Nonostante avessi una rubrica piena di numeri da poter chiamare, preferivo isolarmi perché nessuno avrebbe compreso quanto realmente avessi toccato il fondo quei giorni e non mi sarebbe neanche servita una parola di conforto perchè le uniche risposte le avevo io. Prendevo la macchina per guidare ogni notte ascoltando le stesse canzoni che per altro iniziavano ad infastidirmi e ricordo che tirai un grido forte, fu la prova di un disagio che non sapevo più controllare. Quelle notti vuote di tutto furono le ultime passate a non fare nulla e a non capire da dove ricominciare. Da un giorno all’altro, da una vita a un’altra, niente poteva più influenzarmi o osare distrurbare la pace e la tranquillità a cui stavo cercando di ambire. Iniziai ad amare la casa da cui scappavo ogni sera, perché solo così mi tenevo lontano da un mondo che dovevo imparare a gestire con nuovi modi, mi allontanai da chi aveva altri interessi e iniziai ad apprezzare il tempo che mi consentiva di fare anche solo piccole cose per me stessa invece di avvilirmi. Imparai che i pensieri più provavo a reprimerli più tornavano a tormentarmi quindi cominciai ad ascoltarli stupita di quanto incominciassero a toccarmi sempre meno per la consapevolezza di stare diventando superiore a loro, di riuscire a gestirli e riuscire a guardare una foto di me bambina senza pensare di averla rovinata. Mi sono salvata e lo so per certo, le persone intorno fanno la loro parte ma il grande lavoro l’ho fatto io con la speranza di un futuro diverso da quello che mi si prospettava, perché non sono mai stata superficiale e questa è la mia più grande ricchezza e non più la mia condanna. Non può sempre piovere si dice ed è vero, un brutto periodo può durare una vita intera o cambiarla per sempre, il tempo cura ma non cancella ed è per questo che ricordo bene chi ero e cosa mi sono fatta, cosa sentivo e cosa non volevo sentire e questo è stato fondamentale per capire chi non volevo più essere. Che Dio possa perdonarmi per ogni male che mi sono fatta pensando di meritarlo.
Mi sono sempre chiesta come si potesse perdonare un’assenza così presente, un amore ricercato e non ricevuto da chi ne aveva la responsabilità e come potessi curare una rabbia che derivava da tutte queste mancanze. La mia verità è che il perdono in certi casi è impensabile o umanamente inarrivabile del tutto e non esiste nessuno strumento o nessuna tattica per raggiungerlo. Non posso perdonare ciò che non accetto, posso solo comprendere un abbandono, le sue cause e i suoi effetti. Tu avevi altre necessità nella vita, hai voluto mettere te al primo posto e tutto il tuo mondo, io non sono stata la tua priorità e questo la dice lunga sulla persona che sono diventata. Ci hai provato però ad amarmi anche se a modo tuo, senza farmi mancare materialmente niente, ma non sei riuscito a darmi quello di cui avevo costantemente bisogno, ero troppo impegnativa per te, ti davo troppi problemi e troppi pensieri quindi hai preferito lavartene le mani nel senso che te ne sei andato e non sei mai più stato davvero presente nella mia vita. Una donna che è cresciuta ma che non hai cresciuto del tutto, i momenti con lei di cui ti sei privato, peseranno sempre nel suo cuore e non c’è cura a questo, non c’è preghiera che sani, non c’è vendetta che sazi ma solo rabbia alimentata giorno dopo giorno dalle aspettative non soddisfatte di come vorrei che tu fossi con me. Esisti, ma non ci sei. Mi parli, ma solo per poco, poi torni alla vita che ti sei costruito e nonostante tutto quel poco riesce a darmi sempre qualcosa che poi vedo andare via ancora. Tutti i tentativi fatti negli anni cercando le parole giuste da dirti per “liberarmi” del peso che occupavi nella mia vita provando più volte a spiegarti sinceramente quanto dolore mi avessi causato nella speranza che tu potessi cambiare per me, si sono rivelati tutti inutili, eri solo apparentemente colpito e pentito, poi mi ritrovavo di nuovo sola a combattere con i problemi che mi avevi lasciato, mentre ti vedevo vivere sereno. Le tue risposte, anche quelle non date, i tuoi silenzi e i tuoi comportamenti mi hanno solo dimostrato che non sei riuscito a cambiare per me nemmeno se ne valeva della mia serenità e che dovrò farlo io, per me, senza più spiegarti come vorrei essere amata. Il distacco emotivo è quasi più difficile del perdono, dover fingere che una cosa non ti faccia più male finché veramente non te ne fa più è un lavoro enorme e non adatto a tutti. Mia madre, un’immensa donna, mi ha detto una frase “più andrai per la tua strada, più la rabbia si perderà per strada” e le ho sorriso perché aveva detto la cosa giusta. La rabbia prima o poi andrà via se si svuotano le valigie del passato e si riempiono di altre cose o esperienze che davvero ti arricchiscono, quello che non andrà mai via saranno le cose mai vissute, uno sguardo che prima era arrabbiato il tempo lo renderà compassionevole, si avrà pietà per qualcuno anche se il pensiero di quel qualcuno ha turbato la nostra anima nel profondo modificando forse il concetto di quello che doveva essere un amore incondizionato e senza orgoglio. Pietà non significa perdono, significa del bene nonostante tutto, ci sono legami che non possono annullarsi perché sono fatti del nostro stesso sangue, un tradimento di questo genere non riesce a scomparire nè ad essere compatito, solamente compreso ma neanche giustificato. Vorrei ancora essere così leggera da poter essere sollevata sulle tue spalle e non mi dispiacerà mai essere mangiata dalla nostalgia alle volte, vorrei ancora sentire il rumore del tuo spazzolino elettrico che mi svegliava la mattina ancora prima di andare a scuola o guardare insieme le stelle mentre mi spieghi le costellazioni che riconosci. Sono solo ricordi belli questi e non li rovineranno le azioni che avresti commesso in futuro, sono pomeriggi lunghi con il cielo troppo azzurro per me, a volte non ho avuto le risorse senza te ma quella bambina è rimasta felice e convinta che sarai sempre il suo papà.